Confermando le aspettative e le previsioni della vigilia,
Dilma Rousseff, esponente del Partido dos Trabalhadores e designata candidata dal presidente uscente Luiz Inácio Lula da Silva, ha vinto il ballottaggio del 31 ottobre battendo José Serra, del Partido da Social Democracia Brasileira, con quasi il 56% dei voti e
diventando così la prima donna alla presidenza del Brasile.
Leggi nel seguito la scheda, a cura di Anna Maria Franchi.
Dilma Rousseff, di padre bulgaro e madre brasiliana, nasce a Belo Horizonte il 14 dicembre 1947. Cresciuta in un ambiente medio-alto ed educata in modo tradizionale, quando si iscrive all’università entra però in due gruppi di guerriglia che lottano per abbattere la dittatura militare brasiliana (1964-1985) e si autofinanziano con assalti a mano armata. Arrestata nel 1970, trascorre quasi tre anni in prigione, tra il 1970 e il 1972, subendo anche la tortura.
Con l'avvento della democrazia si trasferisce a Porto Alegre, dove si sta formando il primo nucleo della nuova sinistra. Economista di ispirazione marxista, si iscrive al Pt (socialista) e Lula, presidente dal 2003, la nomina ministro dell'Energia. Dopo gli scandali che azzerano i vertici del Pt, diventa ministro della Casa Civil, in pratica il braccio destro del presidente, che non esita a sponsorizzarla per la sua successione, nonostante le asperità del carattere.
Due divorzi alle spalle, una figlia che recentemente l'ha resa nonna, la Rousseff gode infatti fama di decisionista autoritaria.
All'inizio del 2009 le diagnosticano un tumore linfatico che minaccia di troncare la sua ascesa, ma senza arrendersi si sottopone a nove mesi di chemioterapia ed esce dal tunnel. Da quel momento Lula, il mito che vanta il record mondiale del consenso (l'80%), le tira la volata. E lei lo asseconda, stemperando i toni e adottando uno stile personale più 'morbido' che risulta vincente.
La maggior parte dei quotidiani nazionali ha salutato la vittoria della Rousseff come una vera e propria conquista sociale ed internazionale del popolo brasiliano. Articoli che fanno una rassegna stampa degli entusiastici commenti dei giornali esteri sulla vittoria del primo presidente donna del Brasile, altri che raccolgono opinioni di politologi che analizzano la vittoria di una donna come l’uscita del Paese dai retaggi conservatori e dal preconcetto. Un evento di importanza storica epocale.
“Una donna può”, è questa una delle prime affermazioni della Rousseff da ‘presidentessa’ del Brasile. Nel discorso da neo-eletta essa ribadisce i temi che hanno caratterizzato la sua campagna elettorale: valorizzazione della democrazia, garanzia dei diritti essenziali (casa e alimentazione), pace sociale, libertà religiosa e d’impresa. E proprio agli industriali e agli imprenditori è rivolto il suo primo appello: la aiutino a ricostruire una giustizia economica e sociale per tutti i brasiliani e le brasiliane che vivono nello stato di miseria